La croce vermiglia in campo d’argento, o bianco, i due colori araldicamente si equivalgono; è certamente la pezza araldica più antica di Genova, concessa dal Pontefice Urbano II ai crociati nel 1096, al Concilio di Clermont.

artolina riproducente il Pontefice URBANO II mentre concede ai crociati il privilegio di fregiarsi della croce rossa in campo bianco.

Le Crociate, volute dalla Chiesa Cattolica,
oltre che a liberare la Terra Santa, riescono a radunare e dare uno scopo ai vari signorotti i quali spadroneggiano e taglieggiano i popoli della vecchia Europa.

Antica carta geografica della Terra Santa.

Con la partecipazione dei Genovesi alla prima Crociata, inizialmente spinti dalla predilezione ai viaggi e del commercio, con le prime vittorie crociate conseguite nei luoghi Santi, ottengono nel porto di Antiochia un piccolo territorio con un fondaco, primo territorio del futuro dominio coloniale genovese.


Inoltre i Genovesi con questa impresa acquisiscono amicizia ed alleanza presso i grandi e potenti di ogni terra, nonché un’affermazione politica ed economica. A sostegno di questa nuova affermazione, rientra in possesso delle reliquie di San Giovanni Battista, prelevate dalla città di Mira in Terra Santa, divenuto protettore di Genova.

Cartolina riproducente il ritorno dell’Armata Genovese dalla Ia Crociata con le ceneri di San Giovanni Battista.

Cartolina riproducente l’entrata delle ceneri di San Giovanni Battista nel Duomo di San Lorenzo.
Quadro del pittore Miolato, Banca d’Italia, Genova

Nel 1099 le otto Compagne in cui è divisa la città, si fondono nella “Compagna Comunis”, dando vita al Comune di Genova. L’insegna crociata è assunta come proprio stemma e bandiera. Questo, secondo Sigonio e la maggior parte degli scrittori di cose genovesi, da allora in poi non sarà più dismessa.

Cartolina riproducente il manifesto delle celebrazioni per l’ottavo centenario della traslazione delle ceneri del Precursore

La città santa è espugnata, grazie a questo valido aiuto; nella chiesa del Santo Sepolcro è collocata una lapide che ricorda ed esalta il “Praepotens Genuensium Praesidium”.

Cartolina affrancata lato veduta con annullo Jerusalem 23-6-1911, riproducente la facciata della chiesa del Santo Sepolcro.

Cartolina riproducente un quadro di G.B. Torriglia, Guglielmo Embriaco rientra in Genova dalle Crociate.

Dopo questo avvenimento, il concetto della potenza dei Genovesi non ha più limiti, tanto più che i Veneziani dopo alcuni contributi si sono allontanati, i Pisani non partecipano alle azioni militari e si limitano a fornire viveri e munizioni.

In questo periodo di presidio dei Genovesi in Terra Santa, un impulso alla devozione per San Giorgio è da registrare quale coadiutore alla proprie vittorie e già leggendario debellatore del drago dell’eresia.

Particolare della facciata lato mare del Palazzo San Giorgio, riproducente San Giorgio nell’atto di trafiggere il drago, affrescata da Lazzaro Tavarone (1608), restaurata da Ferdinando Bialete (1913), ultimo restauro realizzato alla vigilia dell’esposizione colombiana del 1992 realizzata nell’antistante spazio.

Con l’acquisizione in oriente delle proprie colonie e possedimenti, Genova lascia in quei siti il suo segno inciso sulla pietra, lo stemma crociato, assieme a San Giorgio uno dei suoi santi protettori.

Cartolina riproducente San Giorgio e lo stemma di Genova incisi sulle pietre del Baluardo di San Giorgio di Rodi.

Di questo periodo storico, un fatto accaduto a sostegno dell’importanza acquisita dai Genovesi, è certamente il privilegio di battere moneta accordata nel 1138 in Norimberga dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Corrado III di Svevia.

La produzione di monete da parte della Zecca di Genova inizia nel 1139 il primo tipo monetale detto “IANUA”.

Sul recto del denaro e della medaglia è raffigurato il castello o porta, sul quartaro è rappresentato il grifo, sul verso per tutti la croce. Il quartaro è legato al gioco del “grifo e croce” tuttora vivo nel linguaggio popolare.

Nel 1339 quando viene proclamata la Repubblica di Genova retta da dogi a vita, il Comune mantiene l’amministrazione della città. Lo scudo crociato è presente nei propri sigilli che usa nei documenti amministrativi nonché come suggello nelle proprie corrispondenze.

Lo scudo crociato lo mantiene anche quando, durante le signorie straniere, nei secoli dal XIV al XVI, la Repubblica deve cedere il governo ora ai Duchi di Milano ora al Re di Francia, a causa dell’estrema conflittualità fra le fazioni cittadine.

Cartolina postale “repiquage” con lo stemma di Genova nel 1459.

Nel 1459 sullo statuto dei Padri del Comune il blasone di Genova appare sorretto da due angeli.

Andrea Doria, a causa di contrasti sorti con il Re di Francia Francesco I, ai cui servigi militava, con un improvviso voltafaccia nel 1528, si pone agli ordini dell’Imperatore Carlo V e con il suo appoggio s’impadronisce di Genova restituendole la libertà.

Carlo V

Offertogli la signoria la rifiuta, ma per mezzo dei riformatori delle leggi, instaura un nuovo regime aristocratico, oligarchico e plutocratico, con dogi non più a vita ma eletti ogni biennio. Anche senza un incarico ufficiale il Doria controlla il buon andamento del governo della Repubblica.

Cartolina riproducente il ritratto di Andrea Doria, Sebastiano del Piombo,
Galleria Doria Pamphili, Roma

Francesco 1

Inoltre sono previste una numerosa serie di: Magistrature, Uffici, Giunte, Deputazioni, Coadiutori camerali, Conservatori delle leggi, ecc. ecc. L’Imperatore Carlo V, nel 1536, concede al Doge di Genova un privilegio con il quale lo equipara a tutti i Duchi d’Italia e del Sacro Romano Impero.

A seguito di un decreto con il quale si ordina che il Doge deve fregiarsi del titolo di “Serenissimo”, come è stato attribuito al primo Doge a vita Simone Boccanegra; tale titolo è confermato dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II.

Grida sulla proibizione degli archibugi, del 23 febbraio 1612, nella quale lo stemma si è arricchito della corona ducale
sorretta da angioletti e lo stemma sostenuto dai grifoni.

Due moduli di licenze per il prelievo dell’olio dalla riviera di ponente, rispettivamente del 1616 e del 1655, 
in cui compare lo stemma della Repubblica incoronato.

Una notevole galleria di Stemmi di Genova è raffigurata nei sigilli delle varie magistrature, con numerose varianti stilistiche dettate dal mutare incessante del gusto, col passare degli anni si rende necessario anche per il variare dei tipi di corona e l’aggiunta dei due grifoni rampanti.

L’Accinelli nel suo “Compendio delle storie di Genova”, spiega che un grifone rappresenta la Francia e l’altro l’Imperatore.

Durante la posa della prima pietra dell’ultima cinta muraria della città, viene murato un medaglione d’argento commissionato all’orafo Antonio Assereto, nel cui recto è rappresentata la Madonna contornata dai santi protettori di Genova, San Lorenzo, San Giovanni Battista, San Giorgio e San Bernardo da Chiaravalle; e nel verso lo stemma della Repubblica.

Medaglione murato nell’ultima cinta muraria della città nel 1626.

La Repubblica di Genova nel 1637 assume prerogative regie, quindi la corona ducale sullo stemma viene sostituita dalla corona regale; non potendo incoronare un re, in quanto repubblica, Genova è posta “sotto il dominio della Regina del cielo e della terra”, Maria Santissima viene acclamata Signora e Regina della Repubblica Serenissima di Genova.

Statua di Maria Santissima, collocata in una edicola sulla Porta della Lanterna della nuova cinta muraria.

Scudo largo della Madonna 1684.

L’antico grido di guerra “Viva San Giorgio” è sostituito da quello “Viva Maria”. A parte il sentimento religioso dei genovesi, ha come osserva il Vitale, un intendimento politico. Quel titolo regio significa che Genova domina il Regno di Corsica, titolo spettante all’isola a seguito delle investiture papali del XIV secolo concesso agli Aragonesi.

Carta dell’isola di Corsica, dall’antico atlante dell’Ortelius.

Le pretese di riconoscimento reale della Repubblica, non hanno esito presso la Santa Sede, non così nei confronti dell’Impero, verso la metà del XVII secolo, con l’esborso di 30.000 fiorini la Repubblica ottiene in campo internazionale detto riconoscimento. Da questo periodo il Doge veste la porpora ed è cinto da corona regale.

Per effetto di questa decisione i sigilli delle magistrature sono aggiornati con la rappresentazione dello Stemma di Genova caricato della corona regale.

Sigilli di alcune magistrature con stemma caricato di corona regale.

Manifesto del 16 febbraio 1657, del Presidente e Conservatori di Sanità della Serenissima Repubblica di Genova, affisso in città durante la grande epidemia di peste bubbonica; le vittime a Genova tra il 1656 e il 1657 secondo alcuni autori, furono tra il 55% e il 60% dell’intera popolazione.

Grida dei Censori della Serenissima Repubblica di Genova, del 7 gennaio 1697, nella quale lo stemma è sormontato dalla corona regale.

L’avvicendarsi dei dogi biennali si rende altresì necessario provvedere al “Sigillo della Repubblica”, ovvero quello riservato al Doge e i due Governatori, per suggellare le corrispondenze di Stato. Dal 1567 detto sigillo è gelosamente custodito dai due Governatori di Palazzo, a diretto contatto con il Doge, detti anche “i due di casa”.

Sigilli riservati ai dogi e governatori “Sigillo della Repubblica”

Per quasi tutto il XVIII secolo, allo scudo crociato viene affiancato un’altro scudo d’azzurro alla banda d’argento, caricata dalla dicitura in oro “Libertas”.

Il secondo scudo significherebbe la libertà di Genova dallo straniero e dalle fazioni cittadine, con la riunione in un solo corpo la nobiltà.

I sigilli dei consoli accreditati all’estero, in quanto rappresentanti del Governo della Repubblica, risentono della stessa impostazione grafica dei sigilli delle magistrature governative.

Cartolina postale “repiquage” con stemma binario.

Sigillo del Console Raffaele Bensi in Barcellona, in uso nella prima metà del XVIII secolo.

Fede sanitaria di libera pratica rilasciata dai Conservatori di Sanità della Città di Bastia il 19 ottobre 1745, al padrone di un’imbarcazione diretta a Livorno. Nella quale sono presenti gli stemmi di Bastia e della Repubblica di Genova.

Fede sanitaria di libera pratica rilasciata dai Conservatori di Sanità della Città di Aiaccio il 25 ottobre 1745, al padrone di un’imbarcazione diretta in terraferma. Nella quale sono presenti gli stemmi di Aiaccio e della Repubblica di Genova.

Nella seconda metà del XVIII secolo, lo scudo crociato subisce un ennesimo abbellimento, cimato di corona reale e sostenuto da due grifoni rampanti in atto di difesa, con lambrecchini e manto regale purpureo, foderato d’ermellino, frangiato e annodato d’oro, sormontato quale cimiero, dallo stendardo di San Giorgio in campo rosso, spiegato a due code.

Ricevuta dei Padri del Comune dell’8 febbraio 1759, rilasciata per la contribuzione relativa ai lavori eseguiti per la strada sulle mura a mare, tra via Fassolo e la Porta della Lanterna.

Grida degl’Inquisitori di Stato, del 16 maggio 1772.

La Repubblica, con il passare del tempo, ha perso la sua antica grandezza, solo i traffici marittimi rimangono l’unica fonte dei propri guadagni

“Genova non era più se non l’ombra di quella potentissima città marinara che aveva incusso il terrore in tutto il Mediterraneo e che era stata maestra a tutte le nazioni occidentali di arte navale”

Camillo Manfroni

La rivoluzione francese del 1789, porta la sua ideologia in tutta Europa, anche Genova ne è contagiata.

Cartolina maximun riproducente il dipinto “Il Giuramento del gioco della pallacorda”, di Jacques-Louis David, Museo di Versaille, Parigi.

Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, decretata dall’Assemblea Nazionale nel 1789 a Parigi.

La Repubblica cerca di resistere mantenendosi neutrale, quando allo scoppio della guerra tra Francia ed Austria, si risolve a favore di Napoleone Bonaparte.

Nel 1797 Genova è travagliata da disordini interni fomentati da filofrancesi.

5 e 6 giugno 1797
Convenzione fra Bonaparte. Faipoult ministro della Repubblica Francese in Genova ed i deputati Cambiaso, Carbonara e Serra della Repubblica di Genova.

Il governo della Repubblica stipula con il generale Bonaparte una “convenzione”, con la quale s’impegna a varare un Governo Provvisorio che in seguito si trasformerà nella Repubblica Ligure.

Cartolina riproducente Napoleone che valica il San Bernardo. Dipinto di Jacques-Louis David, Versailles, Parigi, Silvana Editoriale.

Lo stemma della nuova Repubblica Democratica ritorna alla semplicità antica, depurandolo da ogni riferimento aristocratico. Da tutti i luoghi dello stato vengono cancellati gli affreschi con insegne riferite all’aristocrazia, inoltre dai portali sono scalpellati i bassorilievi riproducenti i blasoni nobiliari, con grave danno al nostro patrimonio artistico.

Per conseguenza anche i sigilli delle varie magistrature, subiscono drastiche decurtazioni del simbolismo dello stemma, anche i grifoni sono stati aboliti oltre che la corona regale.

Sigilli di alcune magistrature della Repubblica Democratica.

Bollo da 8 denari riservato per gli stampati.

Cartolina riproducente un portale a cui sono state scalpellate le insegne nobiliari.

Lettera intestata dei Commissari Straordinari della Tesoreria Nazionale, 
del 15 febbraio 1800.

Grida relativa al quadro dei compratori dei magazzeni del Porto-Franco e botteghe di spettanza della Banca di San Giorgio, datato 28 febbraio 1800.

Ricevuta rilasciata a Genova il 27 aprile 1801, relativa alla riscossione del Diritto di Primaggio imposto per Legge del 21 aprile 1796. Intestata al Capitano Augusto Marquis, francese, comandante la Bombarda nominata il Bonaparte, della portata di salme 355, proveniente da Marsiglia con carico di vino per Genova e per l’Egitto. Il carico sbarcato a Genova corrispondente a salme 84 paga per detto diritto 4 soldi a salma per un totale di Lire 16 e 16 soldi.

Lo stemma è inserito in un contesto di simboli rivoluzionari, tra cui i fasci repubblicani cimato dal rosso berretto frigio e squadra massonica.

Carta bollata della Repubblica Ligure, emessa il 1797, da sedici soldi.

Carta bollata della Repubblica Ligure, emessa il 1798, da quattro soldi.

Carta bollata da 16 soldi emessa nel 1814, durante l’effimera Repubblica di Genova, 
in cui si ripropongono le simbologie dell’antica repubblica aristocratica.

Quindi lo stemma cambia ancora, ripristinato quello aristocratico, con corona e grifi, non è più presente il manto d’ermellino.

Proclama con il quale il Governo comunica ai cittadini, le disposizioni del Congresso di Vienna, datato 26 dicembre 1814.

Le potenze europee riunite al Congresso di Vienna, decidono di negare alla Repubblica di Genova l’antica indipendenza , aggregando il suo territorio al Regno di Sardegna, con decorrenza 7 gennaio 1815. Il proclama che annuncia questa decisione segna l’ultima comparsa dello stemma della Repubblica aristocratica di Genova.

Lettera Patente di Vittorio Emanuele I, relativa alla presa di possesso del dominio della ex Repubblica di Genova, datata 3 gennaio 1815

L’insegna ed i colori di Genova entrano a far parte dello stemma del Regno di Sardegna, e precisamente nel riquadro inferiore di sinistra.

Il Palazzo sede del Governo dell’antica repubblica è trasformato in Governatorato del Regno Sardo, nei suoi locali sono sistemati i vari uffici burocratici.

Decreto di Vittorio Emanuele I controfirmato da Di San Marzano, del 1° dicembre 1818, con sigillo a secco su nizza e ceralacca.

L’antico stemma della Repubblica ritorna a rappresentare solo la Città di Genova.

In data 23 gennaio 1816 con Regia Patente del Re Vittorio Emanuele I, viene codificato il nuovo stemma con i grifoni con le code abbassate in segno di sottomissione; la corona è comitale, alla base dello stemma un piedistallo con l’effige di Giano bifronte il mitico Re d’Italia, secondo la tradizione fondatore di Genova.

Invito del Sindaco di Genova (delegato straordinario) Carlo Astengo, al ricevimento in occasione dell’inaugurazione della ferrovia 
Genova – Pino – San Gottardo, in cui compare in testa lo stemma della Città di Genova.

Il declassamento della corona, da ducale a comitale, ha una ragione; in quanto Torino anche se capitale, ha titolo comitale, quindi non è possibile concede a Genova il titolo ducale.

Nel 1897, viene riconosciuta la corona ducale, a ricordo della dignità passata dell’istituzione del dogato nel 1339 Genova è solo seconda a Venezia e precede anche Milano (1395).

Stemma della Città di Genova, secondo la Regia Patente del 21 marzo 1897

Con Regia Patente di Umberto I del 21 marzo 1897 viene istituito un nuovo stemma, “D’argento alla croce di rosso. Lo scudo sarà cimato da corona ducale, col cimiero della testa di Giano bifronte, ed i sostegni di due grifoni”, con l’aggiunta alla base sui due lati, il rostro bronzeo di nave romana a testa di cinghiale, ritrovato nel 1597 nel Porto di Genova. Detto rostro è ora conservato all’armeria reale di Torino. Questa conformazione dello stemma, salvo nel periodo fascista, è tuttora lo stemma della Città e del Comune di Genova.

14 ottobre 1912
Busta intestata del Comune di Genova, nella quale si evince, che non sempre sono rispettati i dettami della Regia Patente 
a riguardo del disegno dello stemma, a volte si dà sfoggio alla fantasia, con l’utilizzo di stili ormai desueti 
ma non privi di una certa gradevolezza.

Cartolina del Municipio di Genova, con affrancatura meccanica in cui lo stemma è caricato con il “Capo Littorio”.

14 novembre 1942
Lettera intestata del Podestà di Genova, con autografo del Podestà Aldo Gardini. Il fascio littorio compare al capo dello scudo crociato.

La Provincia di Genova, istituita nel 1859, creata come organo intermedio tra il Comune ed il potere centrale dello Stato; ottiene con Regio Decreto del 6 marzo 1872 il proprio stemma, molto simile a quello del Comune di Genova, ma con la corona murata e alla base del blasone “un nastro d’azzurro svolazzante in fascia e caricato del motto Libertas”.

Il motto Libertas è qui ripreso in quanto caro ai genovesi, già presente nello stemma binario di Genova del XVIII secolo.

Come accennato per lo stemma di Genova, durante il ventennio fascista, lo stemma della Provincia viene caricato con il “Capo Littorio”.

17 maggio 1940
Cartolina illustrata con affrancatura meccanica con lo stemma della Provincia con il Capo Littorio.

Annulli commemorativi di due avvenimenti genovesi, con lo stemma del Comune di Genova e della Provincia di Genova.

Con la caduta del Fascismo gli stemmi del Comune e della Provincia di Genova sono depurati del Capo Littorio.

Con il successivo avvento della Repubblica Italiana detti stemmi ritornano esattamente allo stato precedente, cioè come disposto dalla Regia Patente del 1897 per il Comune e con Regio Decreto del 1872 per la Provincia.

Anche l’Università di Genova nel proprio stemma, durante il regno caricato della corona, come attualmente privo di corona, in capo allo scudo è presente la croce vermiglia di Genova.

Cartolina riproducente lo stemma della Regia Università di Genova, nel quale è presente la croce vermiglia di Genova.

Nella parentesi ventennale del fascismo, come è avvenuto per gli altri stemmi cittadini, Comune e Provincia, anche lo stemma dell’Università è caricato di “fascio littorio”.

4 novembre 1943
Sul verso di una busta del Rettore dell’Università, compare lo stemma con il “fascio littorio”.

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